Voci d’incanto, voci femminili

Giorgio Almasio

Quest’anno “Donne in•canto”, festival itinerante organizzato nella provincia milanese, è stato dedicato a Milly, artista straordinaria, vedette della Rivista anni ’20/’30 e prima grande interprete di Brecht in Italia. All’artista, oltre ad una serie di serate le sono state dedicate una mostra di abiti di scena originali e una galleria fotografica. In occasione della serata finale abbiamo incontrato il direttore artistico Giorgio Almasio.

A giugno si è conclusa la sesta edizione del tuo festival “Donne in•canto”.
Qual è il bilancio di quest’ultima edizione?

E’ difficile essere oggettivi parlando di un proprio “figlio”. Io credo sia andata bene dai riscontri avuti. Ogni anno s’insinua una domanda che m’inquieta: “Ce la faremo a superare l’edizione passata?”. Credo sia giusto migliorarsi e dopo cinque edizioni in crescendo, l’inquietudine si era fatta più marcata. Che si fa? Si cercano nuove artiste, si conferma la formula – che è stata l’arma vincente del festival – della madrina di fama nazionale abbinata alla dedica ad una voce del passato, si mette giù la testa e si lavora fino al debutto. Il duo Maddalena Crippa / Milly ha aperto una strada che si è rivelata in discesa. Erano anni che desideravo dedicare il festival all’immensa Milly, ed è stata una gioia offrire il mio contributo per dare risalto ad un’artista così grande! L’incontro poi della nipote Millina Mignone con me e col pubblico ha fatto il resto. E’ stata una serata di grandi emozioni che conserverò nel cuore. Insomma, sale esaurite e artiste felici: è questa la cosa che conta!

Come nasce l’idea di dedicare un festival alla voce femminile?

Come quando accadono le grandi storie d’amore: per caso! Io mi occupo di teatro da ventisei anni; ho fatto il regista, lo scenografo e l’attore. Un caso fece incontrare, dopo anni, due persone che si stimavano da lontano. Il sottoscritto che stava cercando nuovi stimoli, e l’allora Sindaco di Parabiago (ridente cittadina dell’AltoMilanese) che viveva un disagio: non avere in città una rassegna di eventi che muovesse un gran numero di persone con entusiasmo. Tra una chiacchera e l’altra mi lanciò la proposta di “inventare qualcosa” d’importante per la sua città, che poi è anche la mia città d’origine. Dopo due giorni di riflessioni dovute al fatto che politicamente avevamo due visioni un po’ lontane capii che l’importante era lavorare insieme per il bene comune e da lì tutto venne di getto frugando tra i cassetti della mia memoria zeppa di idee. Un festival intorno ad un’idea: l’in•canto della voce femminile. In scena solo donne, attrici e cantanti che ci avrebbero in•cantato recitando e cantando!

Quali sono i momenti che ricordi con maggior emozione di queste sei edizioni?

La prima giornata d’apertura, un evento “epocale” per Parabiago: Monica Guerritore che inaugurava il festival fece scalpore in una cittadina abituata al ballo liscio e alle orchestre di fisarmoniche! Poi tutte, davvero tutte le serate, sarei ingrato a ricordare un’artista piuttosto che un’altra. Una cosa ricordo con emozione vera: una spettatrice che alla fine della quarta edizione venne a ringraziarmi e mi disse che l’anno precedente era rimasta vedova, grazie alle serate del festival aveva ritrovato il coraggio di uscire di casa per assaporare le gioie della vita. Per cosa si fa tutto questo? Io lo faccio per la gente e quella volta ho capito che il mio fare andava davvero nella direzione giusta.

Ci puoi dare qualche anticipazione sulla prossima edizione?

Posso solo anticipare che il 2015 è il centenario della nascita di Édith Piaf. Tutto verterà intorno al suo mito.

Oltre ad essere eccellente ed instancabile direttore artistico, sei architetto e regista. In ambito artistico qual è il tuo prossimo obiettivo? Hai nuovi progetti?

Mi piacerebbe tornare alla regia ma è un ruolo che implica, per quanto mi riguarda, un’attenzione e una dedizione tale che difficilmente riuscirò a coniugare col tourbillon che deve affrontare un Direttore Artistico. Non so come gli altri riescano, forse hanno dozzine di collaboratori. Ridendo dico che non sono un architetto ma un architutto! Chissà magari per la prossima edizione riesco a inserire un progetto teatrale mio legato alla Piaf! “La voce umana” è un testo che Cocteau aveva scritto pensando a lei ed è un testo che io inseguo da anni.

Un’altra tua grande passione sono i viaggi. So che stai organizzando dei tour particolari nella nostra bell’Italia. In che consiste questo tuo nuovo singolare progetto?

E’ un progetto completamente nuovo per me e mi ci sono tuffato anima e corpo e ne sono particolarmente orgoglioso ma per parlartene appena ci vorrebbe un’altra intervista! Intanto questo è il link di riferimento: www.italiatogether.com.

Eduardo Paola

(Articolo pubblicato su “Sussurri & Grida” nel numero di Luglio 2014)